In questo esperienziale proveremo ad indurre, tramite tecniche meditative specifiche, accompagnati da suoni analogici a 432hz, quello che chiamiamo stato di sogno lucido, in cui la persona può prendere coscienza del proprio mondo onirico e decidere di muoversi al suo interno come meglio crede.
In gran parte sarà guidato ed accompagnato in specifici percorsi meditativi, sia per fare esperienza di questo stato di “realtà” che per avere un contatto diretto con il proprio mondo creativo ed emotivo, per prenderne consapevolezza e poter scegliere come esprimere e cosa farsene della propria esistenza, intentando intenzionalmente o, almeno, qualcuna, delle sue infinite possibili direzioni.
Approfittando di questo sbalzo spazio temporale, possiamo decidere, fra le varie cose, anche di regredire ad un tempo passato e modificare l’assetto interno che ci ha lasciato quella determinata esperienza. Si può regredire anche a quelle che alcune persone portano come esperienze di vite passate, che poco conta se si tratti effettivamente di vite passate, di universi paralleli, di viaggi astrali o di semplici sogni proiettivi, sempre se esistano queste realtà, ma quello che conta è che questo tipo di esperienza possa portare un miglioramento della qualità di vita della persona che l’esperisce.
Nella seconda fase del laboratorio, lavoreremo su quello che emerge dall’esperienza regressiva, oppure sulla difficoltà individuale di lasciarsi andare ad un contatto con il proprio modo interno, ma anche con temi personali di qualsiasi natura.
Le COSTELLAZIONI FAMILIARI ed ONIRICHE, e il BODYWORK, per esempio, sono alcuni degli strumenti psicoterapici che potranno essere usati in base alle richieste specifiche di ogni partecipante.
Le costellazioni sono un metodo che permette di rappresentare e “mettere in scena” (costellare), traumi, conflitti e problematiche varie, gli elementi di un sogno o di una esperienza ipno-regressiva (costellazione onirica).
Spesso siamo troppo “appiccicati” al sistema al quale apparteniamo, condizionati nelle scelte e nelle modalità espressive.
Con un lavoro di costellazione possiamo provare, non solo a “vedere” come il nostro sistema di appartenenza è strutturato, se la sua forma è funzionale per la persona che vi appartiene, ma anche osservare se la posizione che occupiamo è, per noi, fonte di energia costruttiva o limitante per il nostro sviluppo e crescita personale.
A volte è come se fossimo dentro un meccanismo che ci porta ad essere ripetitivi, a sviluppare degli automatismi comportamentali, in una modalità che non ci appartiene del tutto, ma che fa parte del sistema in cui siamo “immersi”, per esempio, come quello familiare, uno dei più condizionanti.
Il BODYWORK gestaltico, è un lavoro sul corpo che permette il ripristino dello spontaneo fluire energetico emotivo, “Il motivo per cui un muscolo rimane in stato di contrazione, è che il cervello continua, senza sosta, ad inviargli istruzioni in questo senso. Il respiro legge gli affetti. Gli affetti leggono il mondo”
Che il respiro legge gli affetti significa dunque che ne è
condizionato. Gli affetti, ovvero le emozioni, producono continuamente alterazioni ed interruzioni nel normale ciclo respiratorio. Che gli affetti leggono il mondo significa naturalmente che queste emozioni sullo sfondo, che hanno alterato il ritmo respiratorio, hanno anche una loro precisa percezione delle cose del mondo, delle persone e delle situazioni, delle esperienze che hanno vissuto. Le nostre percezioni della realtà, si formano come adattamento dell’organismo all’ambiente quando questo è stato portatore di esperienze ben precise e definite. Non si tratta dunque di “verità” su ciò che percepiamo del mondo, ma piuttosto di “ricordi e vissuti”, cioè rappresentazioni relazionali tra noi e il mondo, interiorizzate e conseguenti delle nostre esperienze
interpersonali originarie.
COSTELLAZIONI FAMILIARI ESISTENZIALI
"La vita non è una domanda a cui dare una risposta ma un esperienza che merita di essere vissuta"
kierkegaard
Come esiste un ordine nel sistema stellare, così esiste un ordine in ogni sistema, da qui il termine costellazioni.
In ogni ordine sistemico, esiste una struttura fissa, che serve a mantenere vivo, il sistema stesso per la sua sopravvivenza.
Come esempio, possiamo prendere ordini sistemici tipo quello familiare, un sogno, l’ambiente lavorativo, una relazione sentimentale, il sistema intrapsichico (mondo interno), ecc...
Con sistema, intendiamo, un insieme di elementi coordinati tra loro in una unità funzionale.
Spesso siamo troppo “appiccicati” al sistema al quale apparteniamo, condizionati nelle scelte e nelle modalità espressive. Con un lavoro di costellazione possiamo provare, non solo a “vedere” come il nostro sistema di appartenenza è strutturato, se la sua forma è funzionale per la persona che vi appartiene, ma anche osservare se la posizione che occupiamo, è per noi, fonte di energia costruttiva o limitante per il nostro sviluppo e crescita personale.
A volte è come se fossimo dentro un meccanismo che ci porta ad essere ripetitivi, a sviluppare degli automatismi comportamentali, in una modalità che non ci appartiene del tutto, ma che fa parte del sistema in cui siamo “immersi”, per esempio, come quello familiare, uno dei più condizionanti.
kierkegaard
Come esiste un ordine nel sistema stellare, così esiste un ordine in ogni sistema, da qui il termine costellazioni.
In ogni ordine sistemico, esiste una struttura fissa, che serve a mantenere vivo, il sistema stesso per la sua sopravvivenza.
Come esempio, possiamo prendere ordini sistemici tipo quello familiare, un sogno, l’ambiente lavorativo, una relazione sentimentale, il sistema intrapsichico (mondo interno), ecc...
Con sistema, intendiamo, un insieme di elementi coordinati tra loro in una unità funzionale.
Spesso siamo troppo “appiccicati” al sistema al quale apparteniamo, condizionati nelle scelte e nelle modalità espressive. Con un lavoro di costellazione possiamo provare, non solo a “vedere” come il nostro sistema di appartenenza è strutturato, se la sua forma è funzionale per la persona che vi appartiene, ma anche osservare se la posizione che occupiamo, è per noi, fonte di energia costruttiva o limitante per il nostro sviluppo e crescita personale.
A volte è come se fossimo dentro un meccanismo che ci porta ad essere ripetitivi, a sviluppare degli automatismi comportamentali, in una modalità che non ci appartiene del tutto, ma che fa parte del sistema in cui siamo “immersi”, per esempio, come quello familiare, uno dei più condizionanti.
EMPATIA IN SCENA (psicodramma)
Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne non sono che attori: essi hanno le loro uscite e le loro entrate; e una stessa persona, nella sua vita, rappresenta diverse parti.
(William Shakespeare)
Nella vita quotidiana, spesso, ci troviamo di fronte a situazioni cariche emotivamente. Alcune di queste ci piacciono molto e quindi ci fanno sentire bene, altre invece ci piacciono meno o per niente e ci mettono a disagio, provocando una sensazione di malessere.
Ciò che conta non è tanto quello che ci capita ma quello che ce ne facciamo di quello che ci capita. Come questo lo usiamo per accrescere noi stessi.
Alcune situazioni, ci restano “appiccicate addosso”, proprio per la loro carica emotiva, spesso sono quelle dove noi non ci siamo proprio piaciuti per come abbiamo agito, e per quello che abbiamo o
non abbiamo fatto. Quella paura che ci ha paralizzati di fronte a quello specifico evento, o quella rabbia che è esplosa o implosa. Qualsiasi emozione contattiamo, è senz’alto biologicamente sensata, ma quel sapore di “amaro in bocca” che resta è spesso legato all’insoddisfazione della mancata espressione dell’emozione toccata o della modalità che abbiamo scelto per esprimerla.
In questo esperienziale si propone la possibilità di poter sperimentare le qualità espressive, utilizzando come scenario teatrale, l’episodio che la persona si sente di affrontare o ripercorrere, con il supporto degli altri partecipanti. Praticheremo quello che tecnicamente viene chiamato lo psicodramma, una forma di psico-espressione teatrale. Lo scopo è quello di portare la persona a conoscere forme nuove di espressione emozionale ed esistenziale, per migliorare la qualità della vita, grazie alle immense risorse del campo relazionale che ogni partecipante al gruppo fornisce. I vari punti di vista, che spostano la persona verso l’affermazione di se, passando da forme nuove edaccettabili per essa.
(William Shakespeare)
Nella vita quotidiana, spesso, ci troviamo di fronte a situazioni cariche emotivamente. Alcune di queste ci piacciono molto e quindi ci fanno sentire bene, altre invece ci piacciono meno o per niente e ci mettono a disagio, provocando una sensazione di malessere.
Ciò che conta non è tanto quello che ci capita ma quello che ce ne facciamo di quello che ci capita. Come questo lo usiamo per accrescere noi stessi.
Alcune situazioni, ci restano “appiccicate addosso”, proprio per la loro carica emotiva, spesso sono quelle dove noi non ci siamo proprio piaciuti per come abbiamo agito, e per quello che abbiamo o
non abbiamo fatto. Quella paura che ci ha paralizzati di fronte a quello specifico evento, o quella rabbia che è esplosa o implosa. Qualsiasi emozione contattiamo, è senz’alto biologicamente sensata, ma quel sapore di “amaro in bocca” che resta è spesso legato all’insoddisfazione della mancata espressione dell’emozione toccata o della modalità che abbiamo scelto per esprimerla.
In questo esperienziale si propone la possibilità di poter sperimentare le qualità espressive, utilizzando come scenario teatrale, l’episodio che la persona si sente di affrontare o ripercorrere, con il supporto degli altri partecipanti. Praticheremo quello che tecnicamente viene chiamato lo psicodramma, una forma di psico-espressione teatrale. Lo scopo è quello di portare la persona a conoscere forme nuove di espressione emozionale ed esistenziale, per migliorare la qualità della vita, grazie alle immense risorse del campo relazionale che ogni partecipante al gruppo fornisce. I vari punti di vista, che spostano la persona verso l’affermazione di se, passando da forme nuove edaccettabili per essa.
IL BANBINO INTERIORE
Il tuo bambino è sempre lì, non cresce mai… ti accompagna, se ascoltato e contenuto, alla scoperta dei "sapori" e delle sensazioni della vita, verso la poesia che avvolge ogni cosa, con gli occhi dell'artista che scorge i dettagli del mondo.
Alcuni lo chiamano “anima”.
Ma per avere spazio espressivo, ha sopratutto bisogno di te, delle tue attenzioni, delle tue cure…
In questo esperienziale proveremo a prendere contatto con questa istanza, tramite tecniche meditative specifiche, per provare ad ascoltare almeno alcuni dei suoi bisogni primari.Lo scopo è quello di migliorare la qualità di vita della persona, che senza il contatto del bambino interiore, scende ad una qualità molto bassa.
Alcuni lo chiamano “anima”.
Ma per avere spazio espressivo, ha sopratutto bisogno di te, delle tue attenzioni, delle tue cure…
In questo esperienziale proveremo a prendere contatto con questa istanza, tramite tecniche meditative specifiche, per provare ad ascoltare almeno alcuni dei suoi bisogni primari.Lo scopo è quello di migliorare la qualità di vita della persona, che senza il contatto del bambino interiore, scende ad una qualità molto bassa.
IL MONDO DEI SOGNI
Più che “la via regia che porta alla conoscenza dell’inconscio nella vita psichica” (Freud) il sogno può essere considerato come un messaggio o una rappresentazione esistenziale. “Tutte le diverse parti del sogno sono frammenti della nostra personalità” e “dato che il nostro scopo è quello di fare di ognuno di noi una persona sana, il che significa una persona integrata, quello che dobbiamo fare è rimettere insieme i vari frammenti del sogno” (Perls).
Il sogno è un messaggio su ciò che non c’è, su quello che manca nella nostra esistenza e che evitiamo di vivere. Ma il messaggio del sogno è anche ricco e abbondante di materiale utile alla ri-costruzione e alla ri-assimilazione delle parti scisse e non integrate.
Questo laboratorio esperienziale, tramite tecniche di meditazione specifiche nel riagganciare sogni passati, o di svilupparne dei nuovi, offre ai partecipanti l’opportunità di un percorso di scoperta di sé e di integrazione volto ad incrementare il benessere personale e a migliorare la qualità della propria vita.
Il sogno è un messaggio su ciò che non c’è, su quello che manca nella nostra esistenza e che evitiamo di vivere. Ma il messaggio del sogno è anche ricco e abbondante di materiale utile alla ri-costruzione e alla ri-assimilazione delle parti scisse e non integrate.
Questo laboratorio esperienziale, tramite tecniche di meditazione specifiche nel riagganciare sogni passati, o di svilupparne dei nuovi, offre ai partecipanti l’opportunità di un percorso di scoperta di sé e di integrazione volto ad incrementare il benessere personale e a migliorare la qualità della propria vita.
L’ANSIA, LA PAURA DI AVER PAURA
L’ansia è uno stato del nostro essere che oscilla fra l’evitamento e la presa di contatto della paura. Non essendo improntata in uno stato di “presenza”, ma tendenzialmente in uno stato di realtà potenziale, cioè futura, essa ci lascia in una condizione di pre-occupazione e non di occupazione di quello che in noi genera paura. Gli stati di ansia non “attraversati” a lungo andare, possono sfociare in stati di malessere fino ad arrivare a veri a propri attacchi di panico, o comunque abbassare il nostro livello di qualità di vita. Basta immaginare tutte le volte che l’ansia ci “assale”.
“Per aver paura ci vuole coraggio”.
La paura, è un’emozione biologicamente sensata, e proprio dal significato del termine possiamo leggerne il senso; emozione dal latino emovere “muovere da” portare fuori. Il sistema organismico, ha conservato in millenni di evoluzione, questa emozione, atta a portare fuori energia utile ad affrontare situazioni in cui è necessaria una maggiore forza o una particolare attenzione. La paura ci fa produrre adrenalina, utile, in caso di pericolo, ad allontanarci o ad andare verso l’oggetto o soggetto, che per noi è visto come pericoloso. Quando siamo “inondati” dall’adrenalina, siamo più forti, più veloci, più reattivi e anestetizzati. Ma, se l’adrenalina, di cui il nostro corpo è attraversato, non trova modo per essere rilasciata, può generare tensioni fisiche che possono portare ad un malessere fisico e psichico. Il rilascio dell’adrenalina è dato dall’azione o espressione fisica, partendo dall’accogliere le sensazioni che nel nostro corpo essa genera.
Ma ci sono diversi livelli di paura, essa è proporzionata al tipo di “pericolo”. Per esempio, se non avessimo un po’ di paura nel guidare l’automobile, la nostra attenzione alla guida non sarebbe sufficiente a farci arrivare “sani e salvi” a destinazione.
Non è importante nella vita quello che ci capita ma che cosa ne facciamo di quello che ci capita e rispetto a questo, la paura può aiutarci a fare molto o poco, di quello che ci succede, questo dipende da noi, dalla nostra consapevolezza e dal modo in cui decidiamo di trovare, grazie al contatto della nostra sfera creativa, una forma espressiva di essa.
Durante questo esperienziale proveremo a prendere contatto dei nostri stati d’ansia e con alcune tecniche psicoterapiche, cercheremo di prendere consapevolezza del “pericolo” da cui è generata e di trovare una forma creativa all’espressione di questa emozione, finalizzata al contesto.
“Per aver paura ci vuole coraggio”.
La paura, è un’emozione biologicamente sensata, e proprio dal significato del termine possiamo leggerne il senso; emozione dal latino emovere “muovere da” portare fuori. Il sistema organismico, ha conservato in millenni di evoluzione, questa emozione, atta a portare fuori energia utile ad affrontare situazioni in cui è necessaria una maggiore forza o una particolare attenzione. La paura ci fa produrre adrenalina, utile, in caso di pericolo, ad allontanarci o ad andare verso l’oggetto o soggetto, che per noi è visto come pericoloso. Quando siamo “inondati” dall’adrenalina, siamo più forti, più veloci, più reattivi e anestetizzati. Ma, se l’adrenalina, di cui il nostro corpo è attraversato, non trova modo per essere rilasciata, può generare tensioni fisiche che possono portare ad un malessere fisico e psichico. Il rilascio dell’adrenalina è dato dall’azione o espressione fisica, partendo dall’accogliere le sensazioni che nel nostro corpo essa genera.
Ma ci sono diversi livelli di paura, essa è proporzionata al tipo di “pericolo”. Per esempio, se non avessimo un po’ di paura nel guidare l’automobile, la nostra attenzione alla guida non sarebbe sufficiente a farci arrivare “sani e salvi” a destinazione.
Non è importante nella vita quello che ci capita ma che cosa ne facciamo di quello che ci capita e rispetto a questo, la paura può aiutarci a fare molto o poco, di quello che ci succede, questo dipende da noi, dalla nostra consapevolezza e dal modo in cui decidiamo di trovare, grazie al contatto della nostra sfera creativa, una forma espressiva di essa.
Durante questo esperienziale proveremo a prendere contatto dei nostri stati d’ansia e con alcune tecniche psicoterapiche, cercheremo di prendere consapevolezza del “pericolo” da cui è generata e di trovare una forma creativa all’espressione di questa emozione, finalizzata al contesto.
LA MALATTIA COME OPPORTUNITA’
Secondo la nostra cultura, la malattia, come appunto suggerisce la parola stessa, viene considerata un "male". Un male arrivato da chissà dove e perché, una sorta di grande sfortuna che all’improvviso ci piomba addosso.
Le spiegazioni da parte della classica visione medico e psicologico meccanicistica sono sempre le stesse: difese immunitarie basse, scarsa o inappropriata alimentazione, predisposizione genetica ecc...
Secondo la visione fenomenologica esistenziale olistica, la cosi detta malattia, può essere considerata un’opportunità, dataci dal nostro organismo, per prendere consapevolezza di sé, dei propri bisogni, desideri ed emozioni. Secondo la visione della psicoterapia e medicina olistica, quella che noi chiamiamo malattia, cioè uno o più sintomi psico-fisici, nella maggior parte dei casi, è una fase di risoluzione ad una conflittualità intrapsichica. Una specifica reazione dell’organismo ad uno specifico stato emotivo esistenziale.
È come se il nostro corpo ci “gridasse” per essere ascoltato. Questo accade in relazione al fatto che spesso non siamo nella condizione di poterci ascoltare, causa il continuo dialogo interiore subito durante la vita quotidiana; il sistema biologico, in questo caso utilizzerebbe così un canale del tutto eccezionale, un canale “d’emergenza”, come il sintomo.
Tramite la meditazione, possiamo provare ad ascoltarci e quindi a prevenire le reazione dei conflitti interni ai quali non si è prestata abbastanza attenzione.
Le spiegazioni da parte della classica visione medico e psicologico meccanicistica sono sempre le stesse: difese immunitarie basse, scarsa o inappropriata alimentazione, predisposizione genetica ecc...
Secondo la visione fenomenologica esistenziale olistica, la cosi detta malattia, può essere considerata un’opportunità, dataci dal nostro organismo, per prendere consapevolezza di sé, dei propri bisogni, desideri ed emozioni. Secondo la visione della psicoterapia e medicina olistica, quella che noi chiamiamo malattia, cioè uno o più sintomi psico-fisici, nella maggior parte dei casi, è una fase di risoluzione ad una conflittualità intrapsichica. Una specifica reazione dell’organismo ad uno specifico stato emotivo esistenziale.
È come se il nostro corpo ci “gridasse” per essere ascoltato. Questo accade in relazione al fatto che spesso non siamo nella condizione di poterci ascoltare, causa il continuo dialogo interiore subito durante la vita quotidiana; il sistema biologico, in questo caso utilizzerebbe così un canale del tutto eccezionale, un canale “d’emergenza”, come il sintomo.
Tramite la meditazione, possiamo provare ad ascoltarci e quindi a prevenire le reazione dei conflitti interni ai quali non si è prestata abbastanza attenzione.
LA VIA CHE HA UN CUORE
"Ogni strada è soltanto una tra un milione di strade possibili.
Perciò dovete sempre tenere presente che una via è soltanto una via.
Se sentite di non doverla seguire, non siete obbligati a farlo in nessun caso.
Ogni via è soltanto una via.
Non è un affronto a voi stessi o ad altri abbandonarla,
se è questo che vi suggerisce il cuore.
Ma la decisione di continuare per quella strada, o di lasciarla,
non deve essere provocata dalla paura o dall’ambizione.
Vi avverto: osservate ogni strada attentamente e con calma.
Provate a percorrerla tutte le volte che lo ritenete necessario.
Poi rivolgete una domanda a voi stessi, e soltanto a voi stessi.
Questa strada ha un cuore?
Tutte le strade sono eguali.
Non conducono in nessun posto.
Ci sono vie che passano attraverso la boscaglia, o sotto la boscaglia.
Questa strada ha un cuore? E’ l’unico interrogativo che conta.
Se ce l’ha è una buona strada.
Se non ce l’ha, è da scartare."
Carlos Castaneda,
Tramite tecniche meditative atte all'induzione dello stato del sogno lucido, proveremo a prendere contatto con quello che per noi è la "missione" della nostra vita, in altre parole quello che per noi è più sensato intentare in base ai nostri talenti e doti.
Perciò dovete sempre tenere presente che una via è soltanto una via.
Se sentite di non doverla seguire, non siete obbligati a farlo in nessun caso.
Ogni via è soltanto una via.
Non è un affronto a voi stessi o ad altri abbandonarla,
se è questo che vi suggerisce il cuore.
Ma la decisione di continuare per quella strada, o di lasciarla,
non deve essere provocata dalla paura o dall’ambizione.
Vi avverto: osservate ogni strada attentamente e con calma.
Provate a percorrerla tutte le volte che lo ritenete necessario.
Poi rivolgete una domanda a voi stessi, e soltanto a voi stessi.
Questa strada ha un cuore?
Tutte le strade sono eguali.
Non conducono in nessun posto.
Ci sono vie che passano attraverso la boscaglia, o sotto la boscaglia.
Questa strada ha un cuore? E’ l’unico interrogativo che conta.
Se ce l’ha è una buona strada.
Se non ce l’ha, è da scartare."
Carlos Castaneda,
Tramite tecniche meditative atte all'induzione dello stato del sogno lucido, proveremo a prendere contatto con quello che per noi è la "missione" della nostra vita, in altre parole quello che per noi è più sensato intentare in base ai nostri talenti e doti.
LABORATORIO DI PSICO-TEATRO
Il teatro come percorso di crescita personale. Un viaggio esplorativo nel proprio mondo interno, atto a riconfigurare la visione di sé e del mondo, avendo la possibilità di far esplorare le conflittualità intrapsichiche.
Permettendo ad ognuno di trascendere le proprie fissità e di sperimentare nuove forme di senso.
Uno spazio di pura espressione di sè, per esprimere, metaforizzando, le proprie istanze interne, con lo sguardo dell’altro, a fare da specchio riflessivo.
Far emergere quelle parti di noi, ormai sepolte, dalle grida del proprio “dittatore” interno (automatismo caratteriale).
LE ENERGIE SESSUALI
Le energie sessuali, sono il motore che spinge il nostro essere verso la riproduzione della specie, ma se trascese portano l'essere umano verso l’evoluzione della specie.
Durante questo incontro faremo esperienza di alcune tecniche meditative atte alla trasformazione di queste energie, così dette sessuali grezze, in energie più raffinate. Quando questo tipo di energia resta sopita, l’essere umano perde vitalità espressiva e creativa.
Lo scopo dell'incontro è quello di migliorare la qualità di vita della persona.
Durante questo incontro faremo esperienza di alcune tecniche meditative atte alla trasformazione di queste energie, così dette sessuali grezze, in energie più raffinate. Quando questo tipo di energia resta sopita, l’essere umano perde vitalità espressiva e creativa.
Lo scopo dell'incontro è quello di migliorare la qualità di vita della persona.
TANTRA (contatto)
Il contatto fra una o più persone genera sensazioni, emozioni o sentimenti. Il contatto può essere di diverso tipo, da quello sensoriale, cioè visivo, olfattivo, tattile ecc… a quello emotivo o cognitivo.
Nei diversi tipi di contatto possiamo sperimentare, un’esperienza empatica o proiettiva, cioè possiamo contattare l’altro con quello che ci arriva di esso, mettendoci nei “suoi panni”, oppure possiamo percepire il riflesso di noi stessi o di una terza persona.
Questa può essere un’esperienza piacevole o spiacevole ma quello che conta è riconoscere consapevolmente quello che sentiamo rispetto all’esperienza fatta e cosa vogliamo farci di quello che sentiamo.
Tutto ciò è fondamentale per migliorare la qualità di un rapporto, sia intimo, che di qualsiasi altra natura.
Durante l’incontro praticheremo alcune meditazioni tantriche, sia di tipo statico che dinamico.
Nei diversi tipi di contatto possiamo sperimentare, un’esperienza empatica o proiettiva, cioè possiamo contattare l’altro con quello che ci arriva di esso, mettendoci nei “suoi panni”, oppure possiamo percepire il riflesso di noi stessi o di una terza persona.
Questa può essere un’esperienza piacevole o spiacevole ma quello che conta è riconoscere consapevolmente quello che sentiamo rispetto all’esperienza fatta e cosa vogliamo farci di quello che sentiamo.
Tutto ciò è fondamentale per migliorare la qualità di un rapporto, sia intimo, che di qualsiasi altra natura.
Durante l’incontro praticheremo alcune meditazioni tantriche, sia di tipo statico che dinamico.
VERGOGNA E SENSO DI SUPERIORITA’
Cosa sono vergogna e senso di superiorità?
Tutti noi abbiamo sperimentato sulla nostra pelle il senso della vergogna almeno una volta nella vita: quando questa emozione ci assale, il nostro corpo la manifesta in molti modi: mediante tensioni, rossore, nodo in gola, contrattura a livello dello stomaco, disagio, paura…. Quando invece siamo presi dal senso di superiorità le cose sembrano essere molto diverse: ci sentiamo in qualche modo al riparo e quello che viviamo è una specie di “tanto a me non serve nulla”.
Ma cosa sono allora vergogna e senso di superiorità?? A cosa servono?
Vergogna e senso di superiorità possono essere viste come due facce dellastessa medaglia: sono meccanismi difensivi che hanno lo scopo di evitare le forti emozioni risultanti dall’umiliazione e dal dolore della perdita di contatto nella relazione con l’altro.
Qesto incontro ha l’obiettivo di rendere consapevoli le dinamiche personali e relazionali che si celano dietro l’emozione della vergogna e del senso di superiorità, che contatteremo tramite tecniche specifiche di meditazione.
Tutti noi abbiamo sperimentato sulla nostra pelle il senso della vergogna almeno una volta nella vita: quando questa emozione ci assale, il nostro corpo la manifesta in molti modi: mediante tensioni, rossore, nodo in gola, contrattura a livello dello stomaco, disagio, paura…. Quando invece siamo presi dal senso di superiorità le cose sembrano essere molto diverse: ci sentiamo in qualche modo al riparo e quello che viviamo è una specie di “tanto a me non serve nulla”.
Ma cosa sono allora vergogna e senso di superiorità?? A cosa servono?
Vergogna e senso di superiorità possono essere viste come due facce dellastessa medaglia: sono meccanismi difensivi che hanno lo scopo di evitare le forti emozioni risultanti dall’umiliazione e dal dolore della perdita di contatto nella relazione con l’altro.
Qesto incontro ha l’obiettivo di rendere consapevoli le dinamiche personali e relazionali che si celano dietro l’emozione della vergogna e del senso di superiorità, che contatteremo tramite tecniche specifiche di meditazione.
πάντα ῥεῖ (Tutto scorre)
Aprirsi a quello che c’è, accogliendo quello che sentiamo e percepiamo ma anche concedersi la possibilità di lasciare andare tutto questo immenso “bagaglio” di emozioni e sensazioni, ci permette il naturale fluire delle energie psico-fisiche.
Durante questa esperienza passata insieme, sperimenteremo varie forme di meditazione, portando un’attenzione particolare a sé stessi, quindi a quello che sentiamo e che desideriamo, permettendo alle energie del corpo e della psiche di fluire liberamente.
Durante questa esperienza passata insieme, sperimenteremo varie forme di meditazione, portando un’attenzione particolare a sé stessi, quindi a quello che sentiamo e che desideriamo, permettendo alle energie del corpo e della psiche di fluire liberamente.
SOLSTIZIO D’INVERNO
Dal solstizio d'estate al solstizio d'inverno, le giornate diventano sempre più brevi e rigide. Osservandolo dall'Emisfero Nord, il sole sembra muoversi verso Sud, diventando sempre più piccolo e flebile. Le giornate più corte e la fine dei raccolti, vicino al solstizio d'inverno, simboleggiavano per gli antichi il processo della morte. Era la “morte” del Sole. Entro il 22 Dicembre, la morte del sole era pienamente compiuta, e dato che il sole si muove verso sud continuamente per 6 mesi, questo è anche il giorno in cui si trova nel suo punto più basso. Ora accade una cosa strana. Il sole smette di muoversi verso sud, almeno in modo sensibile, per 3 giorni. Durante questa pausa di 3 giorni il sole rimane nelle vicinanze della costellazione della Croce del Sud, o della Croce. E dopo questa pausa, il 25 Dicembre, il sole si muove di 1 grado, stavolta verso Nord, portando giorni più lunghi, calore, e la primavera. Per questo motivo si diceva: il Sole è morto sulla Croce, è rimasto morto per 3 giorni, e poi è risorto o rinato.
Propongo una meditazione guidata specifica, in uno dei giorni più bui dell'anno, per portare attenzione a quelle dinamiche, automatismi caratteriali ed intenti di cui siamo meno consapevoli. Approfittando del "buio" come metafora di ciò che è per noi meno visibile e su cui non portiamo attenzione nel nostro quotidiano.
Propongo una meditazione guidata specifica, in uno dei giorni più bui dell'anno, per portare attenzione a quelle dinamiche, automatismi caratteriali ed intenti di cui siamo meno consapevoli. Approfittando del "buio" come metafora di ciò che è per noi meno visibile e su cui non portiamo attenzione nel nostro quotidiano.
SOLSTIZIO D'ESTATE
dal latino solstitium, composto da sol-, "Sole" e -sistere, "fermarsi"
La Terra nel suo moto ellittico attorno al sole raggiunge il punto di declinazione massima nel solstizio d’estate dove per 3 giorni sembra quasi che il sole non si sposti dal suo percorso.
Quella del solstizio d’estate è una ricorrenza da sempre molto sentita, celebrata sin dalle primissime civiltà umane. In linea generale, si tende a ritenere che il fenomeno astronomico, determinando la giornata più lunga e soleggiata dell’anno, rappresentasse per i popoli antichi l’avvio di un periodo di fertilità, benessere e ricchezza. (forza-dualità Yin e Yang).
Allo stesso tempo, però, metaforicamente, si può intendere ed accogliere l'invito esistenziale a "fermarsi" per osservarsi ed osservare meglio quello che c'è nel quì ed ora della nostra vita quotidiana.
Gli attributi conferiti al sole e alla luce da esso generata in maggior quantità in questi giorni del solstizio, hanno anche una valida connotazione scientifica:
il nostro organismo, e in particolare, il sistema nervoso e quello endocrino riceve, attraverso la luce, preziosi stimoli che ne regolano il corretto funzionamento. Gli stimoli luminosi arrivano a determinate regioni come l’ipotalamo che regola la produzione di serotonina e di cortisolo, e l’epifisi che regola la produzione di melatonina. In questo modo, il sistema neuro-endocrino mantiene quella ciclicità che ci fa sentire bene.
Se questa ciclicità viene persa si determinano dei disturbi che possono causare sofferenza e scadimento della qualità di vita.
La luce è in grado d'influenzare le capacità di apprendimento e di disturbare l'umore, agendo su specifiche cellule della retina, le gagliari.
E' un fatto sperimentato che le variazioni di luce possono alterare negativamente l'umore e le funzioni cognitive: per esempio, l'esigua durata del giorno durante l'inverno, può portare a sindromi depressivi.
In questa meditazione (dal lat. meditāri, riflettere, iterativo di medēri ‘curare’), proveremo a portare attenzione al nostro organismo in questo stato di maggiore stimolazione serotonica e al nostro mondo interno, per osservare quegli aspetti personali della vita quotidiana in cui manca una spinta verso quello che più ci piacerebbe fare, sfruttando questa condizione organismica favorevole grazie alla quantità di luce che essa assorbe in questi giorni.
La Terra nel suo moto ellittico attorno al sole raggiunge il punto di declinazione massima nel solstizio d’estate dove per 3 giorni sembra quasi che il sole non si sposti dal suo percorso.
Quella del solstizio d’estate è una ricorrenza da sempre molto sentita, celebrata sin dalle primissime civiltà umane. In linea generale, si tende a ritenere che il fenomeno astronomico, determinando la giornata più lunga e soleggiata dell’anno, rappresentasse per i popoli antichi l’avvio di un periodo di fertilità, benessere e ricchezza. (forza-dualità Yin e Yang).
Allo stesso tempo, però, metaforicamente, si può intendere ed accogliere l'invito esistenziale a "fermarsi" per osservarsi ed osservare meglio quello che c'è nel quì ed ora della nostra vita quotidiana.
Gli attributi conferiti al sole e alla luce da esso generata in maggior quantità in questi giorni del solstizio, hanno anche una valida connotazione scientifica:
il nostro organismo, e in particolare, il sistema nervoso e quello endocrino riceve, attraverso la luce, preziosi stimoli che ne regolano il corretto funzionamento. Gli stimoli luminosi arrivano a determinate regioni come l’ipotalamo che regola la produzione di serotonina e di cortisolo, e l’epifisi che regola la produzione di melatonina. In questo modo, il sistema neuro-endocrino mantiene quella ciclicità che ci fa sentire bene.
Se questa ciclicità viene persa si determinano dei disturbi che possono causare sofferenza e scadimento della qualità di vita.
La luce è in grado d'influenzare le capacità di apprendimento e di disturbare l'umore, agendo su specifiche cellule della retina, le gagliari.
E' un fatto sperimentato che le variazioni di luce possono alterare negativamente l'umore e le funzioni cognitive: per esempio, l'esigua durata del giorno durante l'inverno, può portare a sindromi depressivi.
In questa meditazione (dal lat. meditāri, riflettere, iterativo di medēri ‘curare’), proveremo a portare attenzione al nostro organismo in questo stato di maggiore stimolazione serotonica e al nostro mondo interno, per osservare quegli aspetti personali della vita quotidiana in cui manca una spinta verso quello che più ci piacerebbe fare, sfruttando questa condizione organismica favorevole grazie alla quantità di luce che essa assorbe in questi giorni.
RI-NASCERE
In un periodo storico in cui tutto scorre troppo velocemente, approfittiamo per fermarci un attimo a “riflettere”.
Il momento in cui nasciamo per molti versi può essere vissuto come un “trauma” e ci condiziona tutta la vita. È il momento cruciale in cui si struttura il carattere di una persona ed in cui si possono creare tensioni psico-corporee permanenti. L’opportunità di ri-nascere, ci mette di fronte ad un possibile nuovo orizzonte espressivo caratteriale ed intento esistenziale.
Tramite tecniche meditative ipno-regressive specifiche, proveremo a rivivere l’episodio della propria nascita, per appunto ri-nascere in una nuova forma e nuova direzione o scegliere consapevolmente se accettare quello che “siamo”.
Il momento in cui nasciamo per molti versi può essere vissuto come un “trauma” e ci condiziona tutta la vita. È il momento cruciale in cui si struttura il carattere di una persona ed in cui si possono creare tensioni psico-corporee permanenti. L’opportunità di ri-nascere, ci mette di fronte ad un possibile nuovo orizzonte espressivo caratteriale ed intento esistenziale.
Tramite tecniche meditative ipno-regressive specifiche, proveremo a rivivere l’episodio della propria nascita, per appunto ri-nascere in una nuova forma e nuova direzione o scegliere consapevolmente se accettare quello che “siamo”.
RABBIA E AGGRESSIVITA’
Rabbia, dal latino “rabi-es” agire violentemente, infuriare. Essa è una delle 5 emozioni di base, le altre sono paura, tristezza, gioia e disgusto. Ovviamente le emozioni sono funzionali alla sopravvivenza come energie psicofisiche utili, come dice la parole stessa ( dal latino “emovere”), a muovere quello che viene attivato dentro di noi da un determinato evento reale o immaginario che sia. Di per sè la rabbia è funzionale a proteggere il proprio “territorio”, anche se il concetto di territorio per noi esseri umani, può essere considerato molto vasto, non solo per quelli che consideriamo i nostri oggetti ma anche quelle che consideriamo le “nostre” persone, es. Mio figlio, mio marito, il mio amico, ecc… Da questo punto di vista i “territori” da difendere o conquistare possono diventare troppi e l’attivazione della rabbia può verificasi con molta frequenza. Il problema non è la rabbia di per sè, che è funzionale al contesto, ma in parte per il senso di possessione che proiettiamo su molto di quello che ci circonda nella nostra vita, e soprattutto per l’incapacità di farci qualcosa con questa emozione, cioè di “muoverla” verso l’oggetto dell’attivazione della rabbia stessa. Siccome agire la rabbia porta delle conseguenze e non agirla ne porta delle altre, spesso, restiamo con un senso di malessere interno, cioè in uno stato umorale di nervosismo. A questo punto diventa importante trovare una forma creativa per esprimerla e quindi diventa importante imparare contattare la propria aggressività, dal latino “ad-gredior”, andare verso, trovando modalità espressive supportabili per persona che la esperisce.
Spesso la rabbia diventa anche il “rifugio” da forti emozioni dolorose, tipo una grossa paura o forte tristezza, e diventa un “anestetico” naturale per esse. Infatti, quando ci si arrabbia, non si sentono il dolore e l’angoscia, perché siamo carichi di adrenalina.
Scopo del laboratorio è quello di lavorare su episodi specifici che hanno attivato la rabbia e imparare a trovare nuove modalità espressive per essa e di sperimentare specifiche forme di meditazione che aiutano a non allargare troppo il senso di possessività verso gli oggetti e soprattutto verso persone considerate, a volte, come tali.
Spesso la rabbia diventa anche il “rifugio” da forti emozioni dolorose, tipo una grossa paura o forte tristezza, e diventa un “anestetico” naturale per esse. Infatti, quando ci si arrabbia, non si sentono il dolore e l’angoscia, perché siamo carichi di adrenalina.
Scopo del laboratorio è quello di lavorare su episodi specifici che hanno attivato la rabbia e imparare a trovare nuove modalità espressive per essa e di sperimentare specifiche forme di meditazione che aiutano a non allargare troppo il senso di possessività verso gli oggetti e soprattutto verso persone considerate, a volte, come tali.
POESIANDO
La poesia comincia quando un emozione ha trovato il pensiero e un pensiero ha trovato le sue parole.
(Robert Frost)
Poesia, dal gr. poiéō ‘faccio, produco’
La poesia come metafora dell’espressione del modo interno e di quello che ci suscita, in relazione alla nostra “anima”.
Metafora, dal gr. metaphorá ‘trasferisco’, porto fuori quello che ho dentro in una nuova forma linguistica che mi aiuta a far capire il senso di quello che provo all’altro.
In questo incontro praticheremo meditazioni specifiche che possano aiutare la persona a metaforizzare il senso di quello che si “sente”, in chiave poetica o semplicemente, metaforica, il “come se”…
L’esprimere tramite metafora o in forma poetica ciò che sentiamo è necessario per non accumulare tensioni emotive che generano malessere; oltremodo, il senso estetico del linguaggio prende forma tramite la poesia. Nel caso in cui una persona volesse, potrà portare piccoli brani poetici di suo gradimento da leggere per condividerli emotivamente con gli altri partecipanti, oppure semplicemente ascoltando l'effetto che fa...
La poesia non è fatta di queste lettere che pianto come chiodi, ma del bianco che resta sulla carta.
(Paul Claudel)
(Robert Frost)
Poesia, dal gr. poiéō ‘faccio, produco’
La poesia come metafora dell’espressione del modo interno e di quello che ci suscita, in relazione alla nostra “anima”.
Metafora, dal gr. metaphorá ‘trasferisco’, porto fuori quello che ho dentro in una nuova forma linguistica che mi aiuta a far capire il senso di quello che provo all’altro.
In questo incontro praticheremo meditazioni specifiche che possano aiutare la persona a metaforizzare il senso di quello che si “sente”, in chiave poetica o semplicemente, metaforica, il “come se”…
L’esprimere tramite metafora o in forma poetica ciò che sentiamo è necessario per non accumulare tensioni emotive che generano malessere; oltremodo, il senso estetico del linguaggio prende forma tramite la poesia. Nel caso in cui una persona volesse, potrà portare piccoli brani poetici di suo gradimento da leggere per condividerli emotivamente con gli altri partecipanti, oppure semplicemente ascoltando l'effetto che fa...
La poesia non è fatta di queste lettere che pianto come chiodi, ma del bianco che resta sulla carta.
(Paul Claudel)
PERDERSI PER RITROVARSI
Perso, ritrovato, smarrito, fermo, e ancora perso, in una continua scelta e di conseguenza in una continua rinuncia a… a cosa?
A una miriade di possibilità che mi si presentano e che continuamente cerco.
Ma cosa sto cercando? Cosa aspetto che mi arrivi?
Desideri di amore, di considerazione, di approvazione, di passione, di bisogni e ancora e ancora e ancora… basta!
Troppo. È troppo quello che voglio?
e molte volte forse è troppo poco… nel dubbio continuo, continuo a cercare, a cercare a cercare e ancora e ancora e ancora…
Durante questa esperienza, sperimenteremo varie forme di meditazione, portando un’attenzione particolare a sé stessi, rispetto alla possibilità di "perdersi" ma per poi "ritrovarsi" permettendo alle energie del corpo e della psiche di fluire liberamente.
A una miriade di possibilità che mi si presentano e che continuamente cerco.
Ma cosa sto cercando? Cosa aspetto che mi arrivi?
Desideri di amore, di considerazione, di approvazione, di passione, di bisogni e ancora e ancora e ancora… basta!
Troppo. È troppo quello che voglio?
e molte volte forse è troppo poco… nel dubbio continuo, continuo a cercare, a cercare a cercare e ancora e ancora e ancora…
Durante questa esperienza, sperimenteremo varie forme di meditazione, portando un’attenzione particolare a sé stessi, rispetto alla possibilità di "perdersi" ma per poi "ritrovarsi" permettendo alle energie del corpo e della psiche di fluire liberamente.
LO SFIDANTE ( le voci)
Il nostro pensiero si struttura sotto forma di voci interne da quando apprendiamo il linguaggio intorno ai tre anni di età. Queste voci, che sono quello che ci raccontiamo e ci diciamo in continuazione, nello stato di veglia, possono essere considerate una tutela per il nostro comportamento o un limite, ma in alcuni casi possono trasformarsi addirittura in un ossessione. In molte culture queste voci vengono viste come uno sfidante.
Durante questo esperienziale praticheremo alcune tecniche meditative atte a contattare queste voci interne, non solo per dare appunto voce a loro ma anche per poter creare un dialogo fluido o nel caso ossessivo lasciarle andare, con lo scopo di alleggerire o far fluire il carico emotivo che generano.
Durante questo esperienziale praticheremo alcune tecniche meditative atte a contattare queste voci interne, non solo per dare appunto voce a loro ma anche per poter creare un dialogo fluido o nel caso ossessivo lasciarle andare, con lo scopo di alleggerire o far fluire il carico emotivo che generano.
LA MORTE
La morte, la fine della vita come esistenza biologica, può essere vista come consigliera del presente. Quando si medita su di essa, ci si accorge di non essere immortali, come di solito ci comportiamo, ed è allora che, paradossalmente, molto diventa possibile. Sino a quando sono ancora vivo, posso scegliere di fare tanto di quello che desidero, ma occorre essere consapevole della vita stessa.
LA COPPIA
L'amore è il perno attorno al quale ruota la vita della maggior parte di noi.
La vita di ognuno di noi, il nostro destino, sembra a volte legato all'altro. Il comportamento dell'altro nel quotidiano, nelle piccole e nelle grandi cose, può metterci in aspettativa...e quando le aspettative vengono deluse inevitabilmente si entra in crisi. Cosa fare? Ognuno di noi sceglie una soluzione: il diaologo, il quieto vivere, salvaguardare ciò che più ci sembra importante, rimandare il confronto, tradire, ignorare, provocare... tante altre ancora possono essere le possibili soluzioni, ma spesso nessuna ci appaga veramente e soprattutto nessuna è la soluzione definitiva.Cosa ci spinge a scegliere tante soluzioni ignorando cosa noi davvero desideriamo?
Sarebbe leggittimo chiedersi cosa manca nel nostro rapporto, cosa non siamo riusciti a costruire, cosa non avremmo voluto, in quale momento e perchè siamo andati in crisi, siamo davvero capaci di ascoltare noi stessi e l'altro, capire davvero i nostri bisogni e quelli dell'altro... e tant'altro ancora!
In questo laboratorio cercheremo di consapevolizzare ciò che accade nel quotidiano di ognuno nella relazione con l'altro e senza giudizio, cercheremo di trovare le strade percorribili più adatte a noi.
La vita di ognuno di noi, il nostro destino, sembra a volte legato all'altro. Il comportamento dell'altro nel quotidiano, nelle piccole e nelle grandi cose, può metterci in aspettativa...e quando le aspettative vengono deluse inevitabilmente si entra in crisi. Cosa fare? Ognuno di noi sceglie una soluzione: il diaologo, il quieto vivere, salvaguardare ciò che più ci sembra importante, rimandare il confronto, tradire, ignorare, provocare... tante altre ancora possono essere le possibili soluzioni, ma spesso nessuna ci appaga veramente e soprattutto nessuna è la soluzione definitiva.Cosa ci spinge a scegliere tante soluzioni ignorando cosa noi davvero desideriamo?
Sarebbe leggittimo chiedersi cosa manca nel nostro rapporto, cosa non siamo riusciti a costruire, cosa non avremmo voluto, in quale momento e perchè siamo andati in crisi, siamo davvero capaci di ascoltare noi stessi e l'altro, capire davvero i nostri bisogni e quelli dell'altro... e tant'altro ancora!
In questo laboratorio cercheremo di consapevolizzare ciò che accade nel quotidiano di ognuno nella relazione con l'altro e senza giudizio, cercheremo di trovare le strade percorribili più adatte a noi.
Meditazione sonora al Tramonto sul Trabocco
Nella suggestiva atmosfera del tramonto sul TRABOCCO (struttura, tipica della costa Abruzzese, ponte verso le porte del mare, sospesi fra cielo e terra) che si affaccia sulla splendida spiaggia di PUNTA PENNA, le vibrazioni dei GONG e delle CAMPANE TIBETANE ci attraverseranno, accompagnando la meditazione del SOGNO LUCIDO.
La meditazione come forma di rilassamento, di attenzione a sé, ai propri bisogni, alle proprie emozioni, per gestirle ed esprimerle.
Allo scopo di migliorare la qualità della vita. Aprirsi a quello che c’è, accogliendo quello che sentiamo e percepiamo e anche concedersi la possibilità di lasciare andare tutto questo immenso “bagaglio” di emozioni e sensazioni, ci permette il naturale fluire delle energie psico-fisiche.
In questa occasione la meditazione ci predisporrà all'accogliere i suoni dei gong, campane tibetane e altri strumenti a 432hz.
"I suoni aiutano a risvegliare le virtù delle emozioni, al di là di accezioni positive o negative, comunemente utilizzate, in una visione più archetipica.
Riportano un equilibrio armonico fra mente, spirito e "anima".
I suoni leniscono gli stati di malessere psico-fisico poiché toccano corde profonde e aiutano l'evoluzione dell'imparare a stare con le emozioni.
dal lat. meditāri, riflettere, iterativo di medēri ‘curare
La meditazione come forma di rilassamento, di attenzione a sé, ai propri bisogni, alle proprie emozioni, per gestirle ed esprimerle.
Allo scopo di migliorare la qualità della vita. Aprirsi a quello che c’è, accogliendo quello che sentiamo e percepiamo e anche concedersi la possibilità di lasciare andare tutto questo immenso “bagaglio” di emozioni e sensazioni, ci permette il naturale fluire delle energie psico-fisiche.
In questa occasione la meditazione ci predisporrà all'accogliere i suoni dei gong, campane tibetane e altri strumenti a 432hz.
"I suoni aiutano a risvegliare le virtù delle emozioni, al di là di accezioni positive o negative, comunemente utilizzate, in una visione più archetipica.
Riportano un equilibrio armonico fra mente, spirito e "anima".
I suoni leniscono gli stati di malessere psico-fisico poiché toccano corde profonde e aiutano l'evoluzione dell'imparare a stare con le emozioni.
dal lat. meditāri, riflettere, iterativo di medēri ‘curare
L’AMORE INCONDIZIONATO
L’amore incondizionato esiste davvero dentro ognuno di noi. È parte del nostro Io più profondo. Non è un’emozione attiva, ma un modo di essere. Non è un “ti amo” detto per un motivo o per l’altro, non è un “ti amo se mi ami anche tu”. È un amore senza motivo, un amore senza oggetto.
-Ram Dass-
In questa occasione una meditazione sull'amore incondizionato.
La meditazione come forma di rilassamento, di attenzione a sé, ai propri bisogni, alle proprie emozioni, per gestirle ed esprimerle, per aprirsi a quello che c’è, all’accogliere e non al contrastare. Allo scopo di migliorare la qualità della vita.
(Durante il periodo di formazione in psicoterapia, un docente ci disse; “ so che non dovrei dirlo, perché va a sfavore della nostra professione, ma se tutti praticassero una qualsiasi forma di meditazione, il nostro mestiere non avrebbe senso di esistere”. Mi colpì molto quello che disse, e lì per lì rimasi dubbioso, ma dopo anni di pratica personale, colgo a pieno le sue parole.)
-Ram Dass-
In questa occasione una meditazione sull'amore incondizionato.
La meditazione come forma di rilassamento, di attenzione a sé, ai propri bisogni, alle proprie emozioni, per gestirle ed esprimerle, per aprirsi a quello che c’è, all’accogliere e non al contrastare. Allo scopo di migliorare la qualità della vita.
(Durante il periodo di formazione in psicoterapia, un docente ci disse; “ so che non dovrei dirlo, perché va a sfavore della nostra professione, ma se tutti praticassero una qualsiasi forma di meditazione, il nostro mestiere non avrebbe senso di esistere”. Mi colpì molto quello che disse, e lì per lì rimasi dubbioso, ma dopo anni di pratica personale, colgo a pieno le sue parole.)
INTENTO E DESIDERI legge risonanza
Il primo passo è la curiosità, senza essa è difficile desiderare, più conosco, quindi più guardo oltre gli schemi e più desidero. Ma come faccio a realizzare i miei desideri?
Questo il tema dell’ incontro esperienziale, dove praticheremo varie forme di meditazione canalizzatrici di queste energie. Lo scopo è di migliorare la qualità di vita della persona.
Questo il tema dell’ incontro esperienziale, dove praticheremo varie forme di meditazione canalizzatrici di queste energie. Lo scopo è di migliorare la qualità di vita della persona.
IL VUOTO FERTILE
Fra sè e l’altro e fra sè e se stessi, c’è uno spazio vuoto. Appena veniamo al mondo, dopo la separazione dalla madre tramite il parto, cerchiamo in tutti i modi di colmare questo vuoto che prima sembrava non esserci.
Quindi in ogni relazione, che si tratti di relazione di coppia, genitoriale, intrapsichica, ecc… è importante imparare
ad abitare questo spazio vuoto, cioè la distanza che c’è fra le parti.
Siccome questa distanza può variare ma non può mai essere colmata del tutto, l’unico modo per sopperire a questa "mancanza" è imparare a stare con il senso di vuoto,
che se vissuto con "presenza", con attenzione, può diventare "fertile", cioè da esso può emerge l’elemento terzo fra le due parti, cioè l'elemento relazionale specifico ed unico che si distingue in ogni relazione, è come se non si fosse più in due ma in tre, io tu e "noi". Questo è importante sia per le relazioni fra due individui che fra le proprie istanze interne. Dal "noi" può nascere, qualsiasi cosa se appunto rendiamo possibile la "fertilità" del vuoto che c'è fra le parti.
Durante questo incontro faremo esperienza meditativa dell’imparare ad abitare il vuoto, cercando di far emergere l’elemento "sano" della relazione fra gli individui e nell'individuo stesso.
Quindi in ogni relazione, che si tratti di relazione di coppia, genitoriale, intrapsichica, ecc… è importante imparare
ad abitare questo spazio vuoto, cioè la distanza che c’è fra le parti.
Siccome questa distanza può variare ma non può mai essere colmata del tutto, l’unico modo per sopperire a questa "mancanza" è imparare a stare con il senso di vuoto,
che se vissuto con "presenza", con attenzione, può diventare "fertile", cioè da esso può emerge l’elemento terzo fra le due parti, cioè l'elemento relazionale specifico ed unico che si distingue in ogni relazione, è come se non si fosse più in due ma in tre, io tu e "noi". Questo è importante sia per le relazioni fra due individui che fra le proprie istanze interne. Dal "noi" può nascere, qualsiasi cosa se appunto rendiamo possibile la "fertilità" del vuoto che c'è fra le parti.
Durante questo incontro faremo esperienza meditativa dell’imparare ad abitare il vuoto, cercando di far emergere l’elemento "sano" della relazione fra gli individui e nell'individuo stesso.
GESTIONE DEL TRASFETR E CONTRO TRANSFERT NEL CON-TATTO
La relazione fra due persone genera contatto, il contatto può essere di diverso tipo, per esempio può essere emotivo, relazionale, fisico… se il contatto prende forma fisica, le possibilità che si verifichi il tranfert è molto alta. Cos’è il tranfert? Il tranfert, come dice la parola stessa, porta con se qualcosa, trasferisce da me all’altro una serie di emozioni e proiezioni. Le proiezioni possono essere di varia natura, ma fondamentalmente si riferiscono al “come se..” cioè alla metafora. Lui/lei è come se fosse la mia fidanzata… o come se fosse mio padre… è evidente che di fronte a questa “allucinazione” la persona che trasferisce una proiezione sull’altro e ci “deve fare i conti”. Ma non è molto diverso quello che accade per la persona sulla quale il ranfert viene proiettato, infatti anch’essa deve comunque “farc i conti” con questa proiezione. È come se fosse inondata da qualcosa che non gli appartiene e a volte la situazione può prendere una piega non facile se non si impara a “togliersi di mezzo”, cioè a non prenderla sempre sul personale. Infatti, avviene quello che tecnicamente viene chiamato contro transfert.
Di solito questo accade soprattutto con tutti gli operatori che fondano il loro lavoro sulla relazione di aiuto, di qualsiasi genere si tratti. In questo esperienziale proveremo a gestire appunto il transfert e il contro tranfert in episodi che l’operatore riporta come scomodi, esperiti durante il suo lavoro.
GRAZIE
La meditazione del ringraziamento è fondamentale per accorgersi quanto i nostri intenti abbiano seguito quanto abbiamo chiesto e fare un punto della nostra situazione. Ringraziare però è anche la condizione in cui noi ci poniamo di fronte ad un intento che vorremmo si realizzasse, ma che a prescindere dal risultato siamo felici di aver desiderato. Questo è fondamentale per spostare internamente le fissità de mondo interno che rendono ossessivi i nostri pensieri. Pretendere, aspettarsi o illudersi di qualcosa fa cadere nella frustrazione che le cose vadano in un certo modo. Ringraziare ci dà la possibilità di esprimere la gratitudine per ciò che ci viene concesso.
DESIDERARE
La differenza tra quello che desideriamo e ciò che temiamo è appena più spessa di una ciglia.
(Jay McInerney)
Sentire la mancanza di qualcosa, avere bisogno di qualcosa.
Nella nostra cultura, spesso, alcuni desideri sono considerati peccato..
Durante questo esperienziale cercheremo di attraversare i diversi stadi del sonno con un certo livello di consapevolezza, tramite tecniche meditative specifiche, per prendere coscienza dei nostri desideri più intimi senza giudicarli, ma cercando di accoglierli per quello che sono. Una volta focalizzati, cercheremo, utilizzando l'intento ( generatrice di onde di probabilità). di dare loro una direzione anche tramite la messa in scena.
IL FLUSSO VITALE
„Un giorno lei giungerà ad una stretta tra le rocce, dove il flusso della vita s’infrangerà in un vortice tumultuoso e schiumeggiante e allora o lei finirà sbriciolata su quelle cime scabre, oppure, sollevata da un’onda potente, si troverà a fluttuare in acque assai più calme, come è accaduto a me.“
Tratto dal libro “Jane Eyre”
ACCOGLIERE E LASCIARE ANDARE
Aprirsi a quello che c’è, accogliendo quello che sentiamo e percepiamo ma anche concedersi la possibilità di lasciare andare tutto questo immenso “bagaglio” di emozioni e sensazioni, ci permettere il naturale fluire delle energie psico-fisiche, evitando che esse possano “ristagnare” e farci vivere dei blocchi emotivi.
Durante questa esperienza passata insieme, sperimenteremo varie forme di meditazione, portando un’attenzione particolare a sé stessi, quindi a quello che sentiamo e che desideriamo, permettendo alle energie del corpo e della psiche di fluire liberamente, accompagnati dai suoni dei gong, delle campane tibetane e vari strumenti etnici.
Durante questa esperienza passata insieme, sperimenteremo varie forme di meditazione, portando un’attenzione particolare a sé stessi, quindi a quello che sentiamo e che desideriamo, permettendo alle energie del corpo e della psiche di fluire liberamente, accompagnati dai suoni dei gong, delle campane tibetane e vari strumenti etnici.
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